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Chi è lo psicologo?

Una favola per raccontarti il mio lavoro

Il suo nome era dovuto a una piccola bottega che produceva lenti e occhiali, che veniva tramandata di generazione in generazione dalla famiglia Belvedenti. Quest’ultima era diventata famosa perché si diceva che le lenti che produceva avessero dei poteri speciali: promettevano la visione di colori estremamente vivaci, la visione di tutti i pericoli, la previsione di tutte le catastrofi, di vedere nella mente altrui, di trovare sempre ciò che si cerca, di capire tutto dalla visione di un dettaglio e di avere sempre la visione chiara di come devono essere fatte le cose. Nessuno in Paese era rimasto privo delle lenti marchiate Belvedenti. Ai lati delle strette strade bitorzolute di Bellavista era possibile identificare i rioni in cui si riunivano gli amatori di un particolare tipo di lente e non era inusuale capitare di fronte a diverbi tra gli appartenenti a diverse contrade che disputavano su quale fosse il modo migliore di vedere le cose e la vita. Ormai gli stessi battibecchi erano diventati tradizioni imprescindibili su cui si basavano i talk show delle feste a tema paesane. Nonostante le visioni diverse, gli abitanti di Bellavista erano estremamente affezionati a questa loro peculiarità cosicché nessuno si sarebbe mai sognato di sovvertire quel caos così familiare a cui erano tanto affezionati e su cui si basavano le loro storie familiari e le tradizioni del loro paesino. A scuola i bambini frequentavano l’ora di Ottica della vita, Punti di vista, Sfumature e Disputa per cui già in tenera età erano esperti osservatori e critici d’ottica.

Erano le 7 di sera quando la presentatrice Lucia Catastrofini, annunciò nella tv locale, in preda all’ansia e al terrore, l’arrivo imminente di un forestiero e della sua famiglia per l’estate. Era un evento più unico che raro che qualcuno dal Resto del Mondo decidesse di far visita a un paesino così affascinante quanto insolito, com’era Bellavista. Ancora più sorprendente fu l’accoglienza dei cittadini di quest’ultima nei confronti degli stranieri. Fu così che le contrade iniziarono a fare i preparativi in vista del loro arrivo: chi si occupò dell’istallazione di telecamere e microfoni in ogni angolo del paese per controllare meglio, chi si occupò della stesura dei “Doveri dello straniero”, chi curò la messa a punto dell’”Osservatorio della mente altrui”, chi si mise a generalizzare le regole per renderle più comprensibili agli stranieri, chi realizzò un test a risposta dicotomica per valutare l’idoneità a rimanere in Paese della nuova famiglia e così via.. nel frattempo il grande giorno arrivò.

La famiglia Curiosanti formata da Mamma Isidora, papà Teodoro e i figli Leon e Talia comparve nello schermo della telecamera che inquadrava a mille miglia dal Paese. La famiglia Occhiolungo, responsabile della sicurezza di Bellavista, vedeva ben oltre il proprio naso! Come segno di benvenuto la famiglia Curiosanti venne omaggiata di un paio di lenti per ciascuno membro, e non tardarono ad indossarle visto che erano anni che desideravano visitare quel paese così misterioso! I Curiosanti erano entusiasti dei nuovi occhiali e presto iniziarono ad integrarsi con i cittadini di Bellavista. Leon amava vedere quel cielo verde fluo, e trovare gli animali sempre nei posti in cui li cercava; Talia passava ore immersa in quel lago fucsia dove trascorreva interi pomeriggi insieme ad altre bambine e i loro genitori; Papà Teodoro amava avere chiari i suoi doveri per organizzarsi le giornate e mamma Isidora era diventata un’appassionata di catastrofi e passava intere giornate a progettare piani nell’eventualità in cui si fossero realizzate, insieme alle altre signore del paese. Si erano integrati così bene che gli abitanti decisero di ringraziarli riconoscendo loro la cittadinanza.

Ben presto però l’entusiasmo iniziò a vacillare: Leon iniziò ad annoiarsi terribilmente, Talia iniziò a lamentare mal di testa, Teodoro era sempre più frustrato nel vedere che le cose non andavano come dovevano e mamma Isidora era stremata dalle previsioni e dai piani anti-catastrofe. Così la famiglia decise di rivolgersi alla bottega Belvedenti che era considerato il pronto soccorso poiché con le sue lenti risolveva sempre tutti i problemi, e quelli che non riusciva a risolvere non erano considerati problemi. Provarono lenti in bianco/nero, fluorescenti, vedenti la mente altrui ecc.., ma ognuna di queste tipologie sembrava forzare troppo la vista dei neo cittadini così, a mali estremi, gli suggerirono delle lenti che non facevano vedere. Fu così che dopo qualche giorno di sollievo, quest’ultimo si tramutò in tristezza e poi in depressione. Non vedere non poteva essere la soluzione! Fu così che la famiglia iniziò a disperarsi e ad accusare la storica bottega di maleficio. I cittadini erano molto preoccupati perché non era mai accaduta una cosa simile e l’estremo rimedio delle lenti oscuranti aveva sempre funzionato! Fu così che qualche cittadino iniziò a metter in dubbio la qualità delle lenti e gli abitanti iniziarono a togliersi e a scambiarsi le lenti per verificarne la qualità e così iniziarono a cambiare tradizioni visive che da sempre si erano tramandate nelle rispettive famiglie. Ben presto il volto del Paese cambiò drasticamente: la gente non usciva più per non vedere quelle nuove prospettive, era terrorizzata dalla perdita delle certezze che avevano da sempre contraddistinto il loro paese e le loro famiglie.

Arrivò così il giorno in cui l’assemblea di Bellavista decise di affidarsi ad un ottico supervisore, che si ponesse al di sopra delle molteplici prospettive che caratterizzavano le varie lenti e i rispettivi punti di vista. Doveva essere per forza di cose un estraneo al paese di Bellavista! Gli abitanti autoctoni non sapevano come orientarsi al di fuori del loro Paese: avevano saputo dai racconti della famiglia Curiosanti che nel Resto del Mondo le lingue parlate erano tante, come tante erano le opinioni, le sfumature e le strade! E non era così semplice destreggiarvisi e scegliere tra così tante possibilità per loro che avevano sempre tutto chiaro, dovuto e semplificato in massimo due alternative!

Teodoro aveva anche raccontato ai suoi nuovi compaesani di quanto era bello il mondo al di fuori del loro paese, ma il prezzo per vedere tanta bellezza era troppo alto per loro e la paura di rinunciare alle proprie abitudini era soverchiante. Fu così che il compito di cercare un buon ottico supervisore al di fuori del Paese venne delegato a Teodoro.

Si diceva che c’era un’esperta di punti di vista che riusciva a cambiare le cose, modificandone la visione.

Teodoro pensò che potesse fare proprio al caso loro, visto che nessuno degli abitanti di Bellavista aveva intenzione di cambiare Paese. La dott.ssa Primavera, così si chiamava, seguì Teodoro a Bellavista per fare la diagnosi. Lungo il tragitto che collegava il Resto del Mondo al Paese, le sfumature della vita diminuivano sempre di più, così pure le possibilità di scelta. Anche la strada era sempre più stretta, quasi soffocante. Ovunque vi erano sparsi cartelli che rimandavano alle varie contrade ed era impossibile uscire dalle strade che portavano ad esse. Procedendo ancora, si notavano le mostre dei vari artisti che si dilettavano a fare opere d’arte tutte simili le une alle altre.

Gli scuri delle finestre erano per la maggior parte chiusi, come prescritto dalla bottega per precauzione, oppure c’era chi sbatteva l’uno contro l’altro a causa delle lenti nere indossate per lo stesso motivo. Altri cittadini si ostinavano invece a portare le lenti di sempre e a convincere gli altri a fare lo stesso, altri ancora, accecati dalla delusione delle lenti volevano scappare fuori dal Paese ma le leggi e le abitudini li trattenevano lì.

La dott.ssa Primavera diagnosticò la presenza di virus mentali trasmessi attraverso l’abuso di lenti Belvedenti che avevano diffuso: catastrofizzazione, pensiero dicotomico, ragionamento emotivo, attenzione selettiva, generalizzazione, doverizzazione e lettura del pensiero spacciandoli per superpoteri. Così venne convocata una riunione in cui la dott.ssa Primavera spiegò come questi virus si erano diffusi grazie alla loro capacità di adattare il mondo a sé e di far vivere secondo i loro dettami coloro che le indossano. La dottoressa proseguì: “Vi siete accorti che le lenti che avete usato da generazioni e generazioni non funzionano come credevate. Questo certamente deve portarvi molta sofferenza e delusione. Avete capito che non solo non risolvono i problemi ma vi privano della bellezza delle sfumature della vita. Avete basato la vostra esistenza su convinzioni che si sono strutturate attraverso la frequentazione esclusiva di chi indossava le vostre stesse lenti e l’esclusione di chi non le possedeva o la critica di chi le possedeva diverse. E’ normale che abbiate lottato per le vostre convinzioni, perché tali erano diventati i vostri punti di vista consolidati negli anni! Ma questo ha fatto in modo che voi viveste in un’illusione di sicurezza che è venuta meno all’improvviso incrociando le vostre vite con chi non ha le vostre stesse abitudini e che quindi le ha sentite strette, scomode e disfunzionali su di sé. Ora state male perché avete perso una certezza. Perdere una certezza significa anche perdere una parte della vostra storia, o meglio, una parte di come ve la siete raccontata finora e dover lavorare per compensarla e rinarrarla da un altro punto di vista più efficace e con meno effetti collaterali. Non guardate allo straniero o a chi ha un punto di vista diverso dal vostro come il colpevole, ma provate a percepirlo come lo spunto per iniziare a produrre lenti diverse, che integrino più visioni e vi facciano finalmente vedere la vita in modo chiaro e per quello che è. La vita è fatta di sfumature che la rendono certamente più complessa ma anche più affascinante e soddisfacente. Grazie all’incontro di punti di vista diversi per voi è nata una nuova opportunità: vivere in modo libero e autentico! Del resto chi mai avrebbe potuto convincervi a sostituire le vostre lenti, nonostante fossero alterate, se eravate convinti che fossero perfette? Non mi avreste mai chiamata se non foste veramente motivati a trovare le lenti giuste! E credo sia arrivato il vostro momento! Il mio compito sarà quello di studiare bene il funzionamento delle lenti che avete da sempre indossato per capire in cosa vi sono state d’aiuto finora e sostituirle con lenti che abbiano le stesse funzioni ma che non abbiano i medesimi effetti collaterali e che vi accompagneranno ovunque voi andrete, rendendovi liberi di esplorare e di perseguire i vostri obiettivi anche al di fuori di Bellavista. La tipologia di lenti che vi proporrò vi consentirà di vivere serenamente anche nel Resto del Mondo, che finalmente non dovrete più evitare per mantenere intatta la vostra identità. Credo sia arrivato il momento di riconvertire la produzione della bottega: costruiremo lenti trasparenti! Siete pronti?”

Fu così che presto la piccola bottega si trasformò in una grande catena che prese il nome di “Nuova Visione” e divenne famosa anche nel Resto del Mondo.

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