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Terza età

In psicoterapia il paziente anziano si differenzia da quello adulto per una serie di modifiche che caratterizzano questa fascia di età

Dal punto di vista medico l’invecchiamento consiste in una progressiva degenerazione dei tessuti che si traduce in modificazioni a livello fisico e neurocognitivo; dal punto di vista sociologico coincide con l’uscita dai contesti produttivi e l’ingresso in quelli assistenziali e sanitari; dal punto di vista psicologico l’invecchiamento è caratterizzato da una ridotta efficienza delle cosiddette abilità fluide che costituiscono la base per l’apprendimento e da un mantenimento di quelle cristallizzate, che si riferiscono ai prodotti della conoscenza già acquisita. Si assiste a un deterioramento delle funzionalità percettive, mnestiche e attentive; In particolare le funzioni cognitive principalmente compromesse risultano essere la memoria di lavoro (o Working Memory, Baddeley, 1974) e l’attenzione selettiva, ovvero la capacità di prestare attenzione a un singolo stimolo inibendo gli altri. 

Nell’anziano in salute rimangono invece intatte le conoscenze semantiche, le memorie episodiche e l’intelligenza emotiva e questo costituisce il punto di forza per l’intervento psicologico in questa fascia di età. Nonostante a livello neurologico alcuni cambiamenti siano inevitabili, il cervello possiede la capacità di adattarsi alla nuova età, producendo accomodamenti specifici, che possono essere favoriti dal trattamento psicologico

L’invecchiamento sano va distinto dalla malattia poiché a prescindere dalla presenza di quest’ultima, porta con sé cambiamenti irreversibili ma tuttavia normali e non per forza invalidanti.

 Accade spesso che nell’anziano emergano pensieri riguardanti l’immagine di sé e i mutamenti che quest’ultima subisce e alcune delle problematiche emotive più frequenti in questa fascia d’età, come ansia e depressione, riguardano proprio la progressiva discrepanza tra Sé ideale e Sé reale. Le trasformazioni costituiscono ciò che definisce l’anzianità di una persona ma è altrettanto vero che vanno colte anche in senso positivo, ovvero come risorse. Secondo Erikson nella vecchiaia, l’uomo è posto difronte a due alternative: Integrità dell’Io contro Disperazione. La necessarietà dei cambiamenti non coincide infatti col riuscire ad integrarli nella propria personalità, e questo accade quanto più i cambiamenti avvengono in modo repentino e tanto più la persona tenta di escluderli dalla consapevolezza. Basti pensare a come il ritiro dal mondo lavorativo richieda una riorganizzazione totale della propria routine quotidiana, ormai consolidata da tanti anni di attività. 

Anche il tempo e le energie sono minori rispetto a quelle già spese, pertanto la progettualità va spesso diminuendo a favore di riflessioni sul passato e bilanci, che possono trasformarsi in rimuginio e rimpianti. Inoltre si assiste a una maggior disponibilità di tempo libero che può tradursi in senso di vuoto, se non ben gestito.

Il pensionamento può portare con sé anche delle problematiche economiche che a loro volta possono precludere lo svolgimento di alcune attività e il concedersi alcune gratificazioni. Se non si riesce ad accettare il proprio stato attuale con gli inevitabili cambiamenti occorsi e le scelte compiute durante il corso della vita, può scaturire un senso di frustrazione o disperazione, accentuato dalla paura della morte, che diventa un pensiero più ricorrente.

L’obiettivo dell’intervento psicologico con l’anziano è quello di integrare i cambiamenti in modo da trasformare il suo benessere da “assenza di elementi negativi” a “presenza di risorse positive”. Il benessere della persona anziana non è compromesso dall’invecchiamento in sé, quanto dalla mancanza di flessibilità nel modo di reagirvi. 

Nel corso del tempo, si è fatta strada l’idea di una terza età non solo come un periodo di declino, ma anche come una fase costellata da nuovi progetti, attività e vita sociale. Si definisce “invecchiamento riuscito” l’invecchiamento che seleziona gli obiettivi da raggiungere, ottimizza le risorse a disposizione e compensa la perdita delle risorse e il modello di intervento su cui si basa questa definizione è chiamato appunto SOC che sta per Selezione, Ottimizzazione e Compensazione.

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