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Pensavo di essere felice e invece era solo comfort zone. 21 passi per ritrovare te stesso e affrontare la paura del cambiamento

Ti sei mai chiesto se sei veramente felice o hai solo trovato la tua comfort zone? A volte capita di sentirsi bloccati in situazioni spiacevoli da cui è difficile prendere le distanze. Mi riferisco ad esempi come continuare a portare avanti una relazione che non ci fa stare più bene piuttosto che continuare a fare un lavoro che non ci soddisfa.

Cosa ci spinge a rimanere in queste situazioni? Stai forse pensando alla paura di fallire? È vero che un cambiamento spesso non sappiamo con certezza se ci porterà a qualcosa di migliore o peggiore ma sappiamo bene invece come ci farebbe stare rimanere in una data situazione che non ci soddisfa. Eppure, spesso si preferisce non rischiare che le cose possano migliorare. È un po’ come se la nostra mente ci dicesse: “meglio qualcosa di brutto ma di conosciuto piuttosto che qualcosa di ignoto, bello o brutto che sia”.

La mente ha una forte tendenza a creare abitudini in modo da favorire l’adattamento della persona, che rimanendo a lungo in alcune situazioni può sviluppare modelli di interazione più o meno stabili che poi potrà “applicare” a situazioni percepite simili alla “situazione modello”. Questa caratteristica della mente spiega anche fenomeni apparentemente incomprensibili come, ad esempio, la tendenza a ricercare partner che hanno caratteristiche simili a genitori maltrattanti o amici simili a compagni da cui si è stati precedentemente bullizzati. È come se la persona in modo inconsapevole cercasse di “ricreare” delle situazioni che già conosce e che quindi pur negative che siano, gli risultano conosciute e sa come gestirle. La mente, in poche parole, è molto abile a creare zone di comfort e a intimarci di rimanervi; è molto meno portata a consigliarci di allontanarci da esse ed esplorare altrove.

La zona di comfort e il potere delle abitudini

La zona di comfort può essere definita come la condizione mentale in cui la persona percepisce uno stato di assenza di ansietà e di rischio. Tutto ciò che costituisce una zona di comfort ci fa sentire protetti e al sicuro non perché non vi sono rischi ma perché è qualcosa di conosciuto, di già noto. Al contrario, quando andiamo oltre la nostra zona di comfort, percepiamo ansia e pericolo. Ognuno di noi ha molteplici comfort zone che possono essere costituite da un luogo, da una persona, da una routine, da un’idea su di sé piuttosto che sugli altri o sulla vita. La nostra mente tende ad utilizzare un meccanismo chiamato economia psichica preposto a farci destreggiare in modo sufficientemente efficace nella vita utilizzando il più piccolo dispendio mentale. Per minimizzare gli sforzi la nostra mente semplifica la realtà tramite vari meccanismi, tra i quali vi è la creazione di abitudini: tendiamo per natura a ripetere gli stessi schemi di comportamento, spesso anche quando non sono efficaci perché risultano prevedibili e quindi confortevoli.

Sarà capitato anche a te di mettere in atto un comportamento indesiderato per il solo fatto che costituiva un’abitudine confortevole come, ad esempio, mangiare cibo spazzatura, lasciare che lo smartphone ti distragga dai tuoi buoni propositi, bere un bicchiere in più di vino piuttosto che non mettere la sveglia per avere il tempo di fare ciò che desideri. Se ti è capitato di trovarti a mettere in atto questi comportamenti avrai capito che non c’è nulla di strano ma che può essere utile non dare per scontato che siano funzionali solo perché spontanei e determinati dall’abitudine. Le abitudini non riguardano solo i comportamenti ma anche l’identità.

Il problema dell’identità

Prova a chiederti: quali sono gli aspetti che non ti soddisfano di te stesso? Cosa stai facendo per migliorarli?

Spesso, nonostante ci siano degli aspetti del proprio carattere che non ci piacciono tendiamo a mantenerli per il semplice fatto che la nostra mente preferisce qualcosa di spiacevole ma conosciuto piuttosto che qualcosa di diverso, probabilmente migliore, ma imprevedibile. Con il termine identità si fa riferimento a quell’insieme di caratteristiche che ci permettono di identificarci. Ognuno di noi apprende nei primi anni di vita a relazionarsi con delle idee sulle cose e le persone. Questo accade sempre per il principio dell’economia psichica che tende ad organizzare l’esperienza in idee e modelli più o meno stabili che ci consentono di relazionarci alle situazioni in modo prevedibile e, di conseguenza, più rapido. Ognuno di noi impara ad avere a che fare quindi con una certa idea del mondo, degli altri e di sé, le quali, trattate come tali senza essere messe in discussione (sempre per abitudine), tendono a consolidarsi. Facciamo un esempio. Se fin da piccola mi hanno definita “cattiva” e io ho imparato ad avere un’esperienza di me stessa in questi termini, potrei da un lato desiderare che qualcuno mi disconfermi questa immagine poco piacevole ma allo stesso tempo, temere che qualcuno possa considerarmi diversamente perché a quel punto non saprei cosa potrebbe aspettarsi da me e io non saprei come comportarmi. In poche parole, se qualcuno mi considerasse in modo diverso rispetto a come sono abituata, per relazionarmici dovrei uscire dalla mia comfort zone ed entrare in un’area “ignota”.

A prescindere dal fatto che la novità sia qualcosa di positivo, la mente in automatico tende a vedere come pericoloso il cambiamento. Un detto recita: “Chi lascia la strada vecchia per quella nuova sa cosa perde ma non ciò che trova”. Questa tendenza della mente umana fa sì che tendiamo a perpetrare schemi di comportamento anche quando sono disfunzionali o tossici poiché istintivamente diamo la priorità a mantenere le abitudini, a restare nel “conosciuto”. È possibile a questo punto, che ti venga in mente qualche tuo conoscente che sembra contraddire questa tendenza della mente umana. Lei/lui cambia spesso lavoro, fidanzata, sport, amici e sembra far fatica a rimanere nella stabilità… Come è possibile? La risposta è sempre la stessa: queste persone hanno appreso un modello di sé che cambia in continuazione e la sola idea di cambiare questa immagine, diventando “stabili” (magari assumendosi responsabilità o dovendo affrontare momenti inevitabili di noia), li preoccupa allo stesso modo di una persona abitudinaria che si preoccupa di cambiare la propria routine.

E come si spiegano, invece, le volte in cui troviamo coraggio di mettere in atto dei cambiamenti? A volte accettiamo un cambiamento per il solo motivo di evitarne uno più grande, altre volte riusciamo a sintonizzarci con i nostri valori e a farli prevalere sulle nostre paure tramite un efficace lavoro di gestione emotiva.

La paura dell’ignoto e di non farcela

I motivi per cui abbiamo paura di cambiare sono comuni a tutti gli esseri umani e possono essere rintracciati principalmente nella paura dell’ignoto e nella paura di non farcela. Il cambiamento spaventa perché non abbiamo un modello di noi stessi efficace in quella situazione. È paragonabile a fare un viaggio senza avere né il navigatore né la cartina né un’esperienza pregressa di noi stessi che siamo riusciti a fare quella strada.

La paura del cambiamento ci suggerisce di rimanere nella nostra zona di comfort. Qual è il problema? Potresti chiederti. Se posso evitarmi delle ansie e delle preoccupazioni, perché non farlo? Ti rispondo con una domanda: Se volessi andare in bel posto ma per evitare di perderti durante il tragitto rimanessi a casa a guardarlo in fotografia, come ti sentiresti?

L’illusione della zona di comfort: una protezione che diventa gabbia

Il problema è che quella stessa bolla, qual è la zona di comfort, dentro la quale ti senti protetto è allo stesso tempo una gabbia che limita la tua vita, rendendola sempre più piatta e spenta. Rimanendo dentro questa “bolla” non si sperimenta, non si cresce, non si apprende, non si può conoscere il proprio potenziale e nemmeno quello del mondo esterno. Si rischia che invece di vivere la vita si trascorra il proprio tempo a pensare a come viverla.

È tanto più difficile uscire dalla propria zona di comfort quanto più tempo vi si è rimasti dentro poiché l’immagine che abbiamo di noi stessi e del mondo risentono di questa prospettiva che ci fa sentire deboli e percepire il mondo esterno come pericoloso perché poco conosciuto e sperimentato.

Beh ma potrei restare lì dentro e accontentarmi.” Potresti forse pensare. Il problema è che quella bolla è un’illusione, la vita è cambiamento e prima o poi ti troverai a doverlo affrontare. Pertanto, prima ti allenerai a cambiare nelle piccole cose, prima potrai decidere in quale direzione voler cambiare la tua vita. Altrimenti la vita deciderà per te e tu non sarai comunque pronto al cambiamento.

Uscire dalla zona di comfort ci espone a fallimenti, a delusioni e a errori ma se rimanendo nella tua zona di comfort non sei soddisfatto evidentemente ciò che desideri si trova al di fuori di essa. Forse vale la pena rischiare di cadere e di imparare a rialzarsi, anche perché prima o poi si cade. A tal proposito cito qui una breve storia zen in versione da me rivisitata che rappresenta bene la tendenza dell’essere umano ad aspirare non a ciò che desidera profondamente ma a ciò che gli permette di rimanere nella propria zona di comfort.

La Vecchia e l’Ago

Una sera, gli abitanti di un villaggio videro una donna anziana curva mentre cercava qualcosa dentro alla sua capanna illuminata. Alcune persone si offrirono di aiutarla. Gli chiesero: “Che cosa hai perso?” “Il mio ago” disse. Tutti si unirono alla ricerca, ma poco dopo qualcuno gli chiese: “La casa è molto grande e l’ago è molto piccolo, ci puoi dire il luogo esatto in cui è caduto?”. “Fuori dalla casa” rispose la vecchia. Le persone la guardarono con stupore. Alcuni addirittura infastiditi “Ma sei impazzita? Perché cerchi l’ago in casa se l’hai perso fuori?” La vecchia, sorridendo, rispose: “Perché fuori è buio e non c’è luce”. Uno di loro le disse: “Allora ha più senso cercare una torcia da usare per cercare l’ago fuori”. La vecchia sorrise di nuovo e disse: “Siete molto intelligenti nelle piccole cose, quando userete questa intelligenza nella vostra vita interiore?”

A volte siamo così abituati a vivere nella zona di comfort che non guardiamo nemmeno cosa vi è di bello o utile al di fuori di essa; Rinunciamo in partenza oppure perdiamo tempo illudendoci di trovare quel qualcosa in posti in cui non lo troveremo mai ma in cui lo cerchiamo solo perché ci rimane comodo, conosciuto, familiare … confortevole.

Una vita soddisfacente si trova fuori dalla zona di comfort. Una vita soddisfacente richiede di compiere atti di coraggio che ci espongono alla possibilità di fallire, cadere e ci offrono l’opportunità di imparare a rialzarci e di sentire di poter far affidamento su noi stessi nonostante le difficoltà.

Non è soddisfacente una vita semplice ma è soddisfacente una vita che va in direzione dei nostri valori nonostante non sia semplice.

Come allontanarsi dalla comfort zone e uscire dalla gabbia delle abitudini?

Per uscire dalla propria zona di comfort è importante imparare a farlo in modo graduale tenendo conto che l’obiettivo non è abbandonarla definitivamente ma lasciarla temporaneamente per farvi ritorno. Lasciando temporaneamente la propria zona di confort, al ritorno noterai la piacevole sorpresa che essa si sarà allargata così come si sarà estesa la tua libertà di scegliere la vita che vuoi per te, provando sempre meno ansia e sentendo sempre più coraggio e fiducia in te stesso.

Per iniziare a guardare oltre la tua zona di comfort puoi iniziare a chiederti: “Cosa farei se non avessi paura?”

Puoi iniziare ad allargare la tua zona di comfort con 21 piccoli passi da compiere nei prossimi 21 giorni:

  • Giorno 1: Indossa un capo o un accessorio che non usi mai
  • Giorno 2: Mangia qualcosa che non hai mai assaggiato
  • Giorno 3: Percorri una nuova strada per andare al lavoro
  • Giorno 4: Guarda un film in una lingua straniera
  • Giorno 5: Non utilizzare lo smartphone prima delle 12
  • Giorno 6: Truccati o pettinati in un modo diverso dal solito
  • Giorno 7: Telefona ad una persona che non senti da tanto tempo
  • Giorno 8: Fai qualcosa di bello che non hai mai fatto per te
  • Giorno 9: Fai qualcosa di bello che non hai mai fatto per una persona per te importante
  • Giorno 10: Vai a vedere un posto che non hai mai visto
  • Giorno 11: Vai a fare colazione in un bar in cui non sei mai stato
  • Giorno 12: Sposta un mobile in casa
  • Giorno 13: Ascolta per un’ora delle canzoni che non rientrano nel tuo stile
  • Giorno 14: Vai a dormire due ore prima del solito
  • Giorno 15: Metti in discussione una tua certezza
  • Giorno 16: Prendi in considerazione un’opzione che non avevi considerato
  • Giorno 17: Vai a fare la spesa in un nuovo supermercato
  • Giorno 18: Scegli un’opzione che non avresti scelto
  • Giorno 19: Di “si” più spesso di quanto diresti normalmente
  • Giorno 20: Impara qualcosa di nuovo
  • Giorno 21: Liberati di 5 oggetti che non ti piacciono

Articolo pubblicato su Vivere la Psicologia lo 01/10/2022

 

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